Return

 

70° DI CONSACRAZIONE DELLA

CHIESA PARROCCHIALE

"S. Giovanni Battista Martire"

18 aprile 1933 - 18 aprile 2003

 

1) I CINQUE PROGETTI

Dal 1564 al 1927 la chiesa parrocchiale di Montevecchia fu l'attuale Santuario "ß.V del Monte Carmelo".

Nella Visita Pastorale del 1906, il card. Andrea Ferrari insisté pubblicamente con il parroco Don Giuseppe Arrigoni (1893-1910), perché venisse ampliata la vecchia chiesa, appena sufficiente ormai a contenere un terzo della popolazione (che contava allora 1.400 abitanti effettivi e qua si tutti praticanti).

Primo progetto: Dall'ing. Luigi Moretti di Milano, che, incaricato dal parroco Don G. Arrigoni, il 2 aprile 1910 presentò la sua relazione peritale, la quale prevedeva l'ampliamento dell'attuale Santuario sul retro. Un massiccio terrapieno avrebbe allargato l'attuale terrazzino posteriore fino al limite della Via Crucis. Questo progetto costò indirettamente la vita al parroco Don Arrigoni, che aveva fatto aprire subito una cava di sassi sopra l'attuale casa parrocchiale, impegnando tutti i parrocchiani a preparare gratuitamente il materiale. L'8 aprile 1910, mentre egli stesso stava collaborando ai lavori, fu investito da una frana, che lo portò alla morte una dozzina di giorni dopo, nell'ospedale di Vimercate, il 21 aprile 1910.

Secondo progetto: Dell'arc. Angelo Angelini, pure di Milano, che, fu incaricato dal nuovo parroco Don Angelo Morandi (1910-1926) di esaminare il progetto Moretti e presentare eventuali altre proposte. Secondo l'Angelini il progetto Moretti sarebbe costato (nel 1920) la cifra di L. 600.000. Lo stesso arch. Angelini fu allora incaricato di studiare una seconda proposta. Quella di allungare la vecchia chiesa sul davanti, verso la gradinata, realizzando un massiccio terrapieno, con solidi muraglioni di sostegno, che avrebbe portato il piano dell'attuale pronao fino al limite dell'ultimo pianerottolo della gradinata. Preventivo L. 450.000. progetto che pregiudicava la circolazione, la visualità e la sonorità.

Terzo progetto: Sempre dell'Angelini, che prevedeva addirittura la completa demolizione dell'attuale Santuario e lo spianamento della sommità della collina fino al livello della Via Crucis! Preventivo della sola demolizione e spianamento: L. 212.000, più la spesa della nuova costruzione, A questo punto (siamo nel 1920, 3 marzo) la Fabbriceria deliberava di interpellare la popolazione, a mezzo referendum capi-casa. Respinto il primo e il terzo progetto, si chiedeva di votare: o per l'allunga- mento dell'attuale Santuario sul davanti verso la gradinata, oppure di votare per la costruzione di una nuova chiesa nei pressi del Montanè. Pochi giorni dopo, il 12 marzo, i risultati erano pronti: n. 32 capi famiglia votarono per l'ampliamento della vecchia chiesa sul davanti; N. 134 per la costruzione della nuova chiesa presso il Montanè; 11 schede nulle; 7 non ritornate Totale votanti N. 177.

Da sapere che già nel 1912 la Fabbriceria aveva acquistato dal sig. Guglielmo Soroldoni, a L. 15.000, l'appezzamento di terreno, che corrisponde all'attuale sagrato tra la porta della chiesa e la strada, e sul quale sorgeva un negozio, proprietà del Soroldoni. Nel 1921 la Fabbriceria otteneva dalla Curia il permesso di acquistare un altro appezzamento, dietro quello dei Soroldoni, proprietà del Beneficio, a L. 12.899, sborsata da "persona devoto". Così i terreni ex-Soroldoni e ex-prebenda divennero proprietà della chiesa e costituirono l'area per la costruenda chiesa e la costruenda casa parrocchiale.

Quarto progetto: Ancora dell'arch. Angelini, che, all'inizio del 1921 presentò la sua grandiosa proposta con disegno ad acquarello (che si può vedere tuttora, incorniciato, in casa parrocchiale): imponente costruzione a stile neogotico, che prevedeva una chiesa a piano rialzato, capace di contenere 1.500 persone, con pronao raccordato alla piazza mediante due scale laterali. Una seconda chiesa-scurolo seminterrata aveva l'entrata principale sotto il piano del pronao e due entrate laterali sotto il piano della chiesa superiore. Spesa totale: L. 240.000 circa. Il 24 giugno 1921, la Curia, visti i risultati del referendum e il progetto dell'Angelini, autorizzava la costruzione della nuova chiesa nei pressi del Montanè e del Municipio (che era nell'attuale Casa Anziani di Via Belvedere 30). Ma, essendo troppo costosa, la Fabbriceria chiese all'Angelini di compilare entro il 31 luglio 1923 un nuovo progetto di proporzioni ridotte e spesa minore. E a questo punto l'arch. Angelini ruppe i rapporti con Montevecchia.

Quinto progetto: Degli architetti Ottavio Cabiati e Luigi Brambilla, pure milanesi, che quattro anni più tardi, nel 1925 presentarono un progetto di proporzioni più ridotte del precedente: in stile romanico-classico, con tanto di campanile; con maestoso pronao semicircolare a colonne, lesene, pinnacoli e statue; con una serie di gradoni semicircolari, tendenti a creare una zona di rispetto davanti alla chiesa, accessibile solo ai pedoni; con un ampio piazzale antistante, che prevedeva la deviazione della strada provinciale nell'attuale campo dell'Oratorio.

 

2) COSTRUZIONE, BENEDIZIONE, CONSACRAZIONE Dopo quasi vent'anni di progetti e discussioni, nel 1925 si iniziò finalmente la costruzione della nuova chiesa, secondo il progetto Cabiati, da parte delle Ditte Cogliati Leone prima e Sironi Alessandro poi.

Per affrontare la spesa, già dal 1920 (l'anno del referendum) era stata aperta una sottoscrizione. Per cui nel giugno del 1921, Don Morandi, chiedendo alla Curia il nulla osta per la costruzione, poteva garantire il problema economico in questi termini: "I cespiti che provvederebbero i mezzi per affrontare la gravosa soluzione della nuova costruzione, sarebbero: sottoscrizione popolare, che ha già raggiunto le 80.000 lire circa; offerte domenicali delle uova (lo scorso anno diede più di 7.000 lire); offerta della giornata delle operaie; ricavi dei lavori festivi di pizzo e ricami (con permesso gentilmente concesso da codesta ven. Curia); ricavo trebbiatura frumento (L. 2.000 all'anno); offerte in grano, bozzoli, uva, prestazione gratuita di mano d'opera e di trasporto materiali...".

A costruzione avanzata si escogitò un piano finanziario decennale dettagliato: i proprietari di fondi dovevano versare L. 1,50 ogni anno per ogni pertica; i coloni L. 1 all'anno per ogni pertica; gli esercenti L. 2.000 all'anno. Per raccolta uova, latte e diversi L. 10. 000 all'anno circa. Alcuni benefattori si erano impegnati con una libera sottoscrizione. In sostanza il piano decennale prevedeva (tra contributo proprietari, coloni, esercenti, raccolta latte uova, offerte benefattori, fondo cassa) la cifra di L. 449.810.

Nel 1927 l'esterno della chiesa era praticamente finito.

Non fu realizzato il campanile, bloccato e coperto a pochi metri dalle fondamenta. Non fu realizzato l'intonaco esterno, per cui tutta la muratura restò allo stato di "opus incertum", con fasce di cotto a vista, che danno risalto alla struttura arenaria.

Non sono stati realizzati la facciata, il pronao e il sagrato: solo pochi gradini in calcestruzzo e selciato, una pensilina posticcia, lesene senza capitello.

Quando Don Lorenzo Colombo arrivò a Montevecchia nel settembre 1926, trovò la costruzione della nuova chiesa parrocchiale a qualche metro fuori dalle fondamenta e la casa parrocchiale in fase di ultimazione.

Esortato dal cardinale Tosi, incoraggiato dalla prestazione di mano d'opera volontaria di molti parrocchiani; sostenuto dalla generosa sponsorizzazione del cav. Arturo Oltolina, presidente della Fabbriceria, e della sponsorizzazione del senatore Beniamino Donzelli, conte di Montevecchia, Don Lorenzo si impegnò a portare a termine ambedue le costruzioni.

La chiesa fu benedetta da mons. Buttafava il 16 luglio 1927 e cominciò ad essere funzionante con l'altare laterale della Madonna. La casa parrocchiale incominciò ad essere abitata da Don Lorenzo verso la fine del 1928.

Completata nel 1930, la nuova chiesa parrocchiale fu consacrata dal card. Alfredo Ildefonso Schuster (ora beato) nel 1933. Interessante la cronistoria:

"Il giorno 14 febbraio 1933 alle ore 15.30 Sua Eminenza il Cardinal Schuster, passando ai piedi della collina, volle salire a Montevecchia, ove arrivò inaspettato. Visitò la chiesa nuova e, saputo che il parroco era al Santuario, subito vi si portò. Il Santuario era stato da poco rimesso a nuovo. Il cardinale si compiacque dell'ordine e della pulizia, si informò sommariamente delle condizioni religiose, morali ed economiche del popolo, e fu lieto di sentire che, nonostante la povertà generale e la crisi del momento, il concorso di tutti per la chiesa da poco eretta, era stato generosissimo. In piazza si soffermò paternamente con un piccolo gruppo di fedeli accorsi, e, sentendo che da nove anni (1924) non era più stato a Montevecchia a celebrare la S. Cresima, dolente che anche quest'anno non sarebbe potuto venire per la Visita Pastorale, assicurò di venire almeno per la S. Cresima in una prossima occasione. Ridisceso in chiesa nuova, si raccoglie in fervida adorazione al SS. Sacramento; rivolto quindi ad un piccolo gruppo di fedeli, incoraggia a concorrere per il compimento della chiesa nuova per renderla degna della solenne consacrazione...

La mattina seguente, subito dopo la Messa, un buon confratello venne in sacrestia a riferirmi che Imminentissimo Cardinale, il prossimo lunedì di Pasqua, festa del nostro Santuario di Montevecchia, sarebbe venuto a Missaglia; e mi suggerì di avvertire subito Sua Eminenza che un giorno più propizio di quello per la Cresima, qui a Montevecchia, non lo si potrebbe trovare.

Don Lorenzo avvertì il Cardinale il quale, non solo accettò di venire per la Cresima e Prima Comunione, ma anche per consacrare la nuova chiesa. "Per la S. Cresima e prima Comunione tutto stava bene, ma per la consacrazione della nuova chiesa mancavano ancora molte cose e il tempo stringeva, ma la Provvidenza intervenne e per Pasqua eravamo pronti.

Sua Eminenza arrivò a notte fatta del secondo giorno di Pasqua 17-4-1933. A riceverlo sulla piazzetta della chiesa era il parroco, qualche missionario della Consolata, alcuni confratelli, e un piccolo gruppo di popolo delle frazioni più vicine. Salito sul pulpito, salutò la popolazione e ricordò il programma delle funzioni del giorno dopo, anticipando di una buon'ora l'orario già predisposto e comunicato al popolo...

Era ancora notte quando Sua Eminenza iniziò il Sacro Rito, assistito oltre che da Mons. Zocchi e dal segretario Padre Terraneo, da un Padre del Passone, da qualche coadiutore e da un gruppo di confratelli. Il Prevosto e i chierici di Sabbioncello, che si erano assunti l'incarico della esecuzione dei canti liturgici, arrivarono assai più tardi. Già la liturgia della consacrazione volgeva al termine e poche persone erano presenti. Durante la S. Messa un gruppo di bambini avrebbe ricevuto la Prima Comunione e nessuno sembrava potesse arrivare in tempo. Il Parroco, preoccupato, diede ordine di suonare le campane e pregò le poche persone che erano presenti e i confratelli, liberi dal servizio, di correre alle varie frazioni a svegliare la gente e sollecitare tutti a venire, a portare i bambini. Iniziava la Messa, che era ancora buio...

Dopo il Santus la gente cominciò ad arrivare con i bambini al collo ancora addormentati... Alla comunione Sua Eminenza, paziente, con l'Ostia tra le dita, aspettava che salissero alla balaustra per comunicarli...

Dopo la Messa l'Eminentissimo aveva fretta ed ordinò che si allineassero subito i cresimandi. Il Parroco notò che la maggior parte non era ancora arrivata.

"Non importa - rispose il Cardinale - arriveranno poi ed arriveranno in tempo". Si incominciò la Cresima, altri bambini arrivarono tutti ansanti e sudati, parecchi senza padrini e senza madrine.

...La campana minore rifusa, era pronta per la consacrazione fuori la porta della chiesa. Sua Eminenza la consacrò. Tutto terminato Sua Eminenza salì in casa parrocchiale e si compiacque col Parroco: "Dunque la chiesa è consacrata, i bambini comunicati e cresimati, la campana consacrata. Avete ancora qualche cosa da farmi fare?". In quel momento arrivava dalla cucina il sacrista Edoardo, allegro e rubicondo, recante su un vassoio il caffè per il Cardinale. "Eminenza - disse il segretario Terraneo - consacrate il sacrista". Tutti ne risero saporitamente...".

3) La grotta di Lourdes

Nel 1935, sul lato nord del sagrato, fu eretta la "Grotta di Lourdes", con ceppo arenario locale, la statua della Vergine e di Bernardette, un altarino di cemento, una bella cancellata in ferro battuto e tanti fiori a rinnovazione stagionale. Negli anni '70 ai piedi della Vergine è stata posta un'epigrafe riproducente il versetto del Magnificat: "Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles".

La notte tra il 20 e il 21 marzo 1999 la statua in gesso della Grotta di Lourdes è stata frantumata da ignoti vandali (probabili componenti di gruppo satanico).

4) Il Cristo Risorto

Fu realizzato nel 1936 dallo scultore Angelo Montegani, in bronzo, su piedistallo di arenaria. In un primo tempo era stato collocato davanti alla facciata dell'Asilo-Oratorio (attuale campo-posteggio) e poi sul sagrato, davanti alla chiesa.

In atteggiamento benedicente, anche se di movenze piuttosto leziose, si impone con la sua ieraticità. L'iniziativa fu promossa a cura e spese del poeta dialettale milanese Antonio Negri, che in quegli anni risiedeva a Montevecchia. Per l'occasione un altro poeta dialettale milanese, Corradino Cima, compose una bella poesia, di otto strofe in ottava, sul "Crist in brunz del Montegan", dedicandola appunto all'amico Antonio Negri. (vedi in Poesie : Per on monument a Montaveggia)

Qualche verso: "Quell Gesù Crist in bronz, de'1 Montegan, / che pár che'1 spunta foeura de la vall guardand a Montavèggia, vers Milan, / con Resegon, la Grigna, a pos ai spall, el g'ha on tál nonsocchè, con quella man ( rivolta al Padre Eterno, adree a invocall, che, a pocch a pocch, el ve trasporta via, / come in d'on vól de sogn e de poesia.

L'è da dò-mila ann, ben pocch ghe cala, / che, de riff o de raff - se g'ha un béll di, créd o no créd - per mantegniss a gala, / per superá i magon de tutt'i di, per sulevà la ment, per tirà al fiaa, / la déev ricorr, a Ti, l'úmanitaa!".

5) La decorazione interna

Lo stesso Antonio Negri curò poi la decorazione interna della chiesa, offrendo vitto e alloggio, per due anni, al pittore Pietro Cortellezzi, della scuola d'arte "Beato Angelico"; che eseguì nel 1939-40 i vari affreschi: quelli dell'abside: il Cristo "Pantocràtor" in trono, con ai lati (guardando da sinistra) le figure di Isaia, S. Paolo, S. Pietro e (da destra) Davide, S. Agostino, S.G. Battista.

Nel cielo della cupola: il trionfo dell'Eucaristia, con l'ostensorio sostenuto da cinque angeli e circondato da una balconata a cui si appoggiano dall'esterno otto angeli., Ai quattro angoli del basamento: i quattro evangelisti, con i relativi simboli biblici: S. Matteo con l'angelo, S. Marco con il leone, S. Luca con il bue, S. Giovanni con l'aquila.

Sulle pareti dei presbiterio, le due scene principali, dedicate al Patrono S. Giovanni Battista Martire: a destra (guardando) la predicazione; a sinistra la decapitazione. L'episodio evangelico del martirio di S. Giovanni è ricordato anche dalla scritta cubitale, in latino, che corre lungo tutto il cornicione. "Erode ne fu contristato; tuttavia la guardia... portò la testa su un vassoio..." (Mc. 6,26-28).

Sopra il cornicione, sulle pareti della volta, due coppie di santi a destra (guardando l'altare): S. Carlo e S. Ambrogio, S. Francesco e S. Antonio; e due coppie a sinistra: S. Filippo Neri e S. Giovanni bosco, S. Sebastiano e S. Lorenzo. Sopra la porta d'ingresso, al stesso livello delle figure precedenti: Mosè e Aronne. Mentre sopra i gradini dell'altare: l'Angelo Gabriele e la Vergine Annunciata.

Nella cappella vicino all'attuale fonte battesimale: il Sacro Cuore. Complessivamente i suddetti affreschi del Cortellezzi, dallo stile alquanto primitivo nella loro staticità e assenza di prospettiva, sono abbastanza apprezzati. Meno invece le figure allineate sopra il cornicione: una ubicazione (e una mole) davvero infelici.

6) La sacrestia e il campanile

Nello stesso anno 1940 fu collocato in sacrestia il monumentale armadio ottocentesco di noce massiccia, proveniente da una chiesa demolita di Lissone.

Nel 1946 si pensò di completare il campanile e s'interpellò l'arch. Cabiati, il quale preventivò, come materiale, 15 metri cubi circa di cornettone arenario; la copertura sarebbe stata realizzata in rame. Ma non se ne fece niente. E non fu un male, perché dal punto di vista pratico sarebbe stato inutile: eventuali campane vicino alla chiesa parrocchiale verrebbero udite solo dal versante della Val Fredda; mentre rimangono sempre molto funzionali le campane dei Santuario, che riversano la loro voce su tutte le case della parrocchia e sui paesi circonvicini.

7) Il gruppo "Madonna di Fatima"

Nel 1950 nell'aiuola sud-est del Sagrato venne collocato il gruppo in gesso "Madonna di Fatima" dello scultore Dino Bonalberti.

N.B.: Nella stessa notte in cui fu frantumata la statua della grotta di Lourdes, anche quella di Fatima fu divelta e sfregiata, dai medesimi vandali satanici.

8) Sistemazione dei presbiterio

Nel 1972 fu sistemato il presbiterio e l'altare, secondo le norme liturgiche previste dal Concilio Vaticano II.

Su progetto dell'arch. Don Gaetano Banfi, eseguito dalla ditta Comana di Bergamo, furono utilizzati e valorizzati i preziosi marmi barocchi delle balaustre preesistenti nella chiesa stessa (provenienti da una chiesa demolita a Talamona). Utilizzate a settori, le pregevoli colonnine delle antiche balaustre sono servite a realizzare un elegante ambone; poi la parte inferiore dell'ampia mensa, che fu coperta da una gran- de lastra di marmo nero; e una snella balaustra, che separa e raccorda il pianerottolo del seggio presidenziale con quello di accesso al tabernacolo.

Il vecchio altare maggiore (anch'esso proveniente da una chiesa demolita sul varesotto) è rimasto al suo posto a fare da sfondo, con la policromia dei suoi marmi seicenteschi e l'artistico paliotto di scagliola, che, "strappato" dalla vecchia mensa, fu applicato sulla superficie sottostante al tabernacolo.

Lo spazioso presbiterio, pavimentato con lastre di marmo "pernice" intersecate da passatoia marmoree bianco-nere, si affaccia con tre gradini sulla navata, abbracciandola con una linea concava. Sulla destra (guardandolo), vicino all'ambone, ma su un pianerottolo inferiore, il fonte battesimale (l'antico avello trasportato dall'attuale Santuario), con l'acqua zampillante verso l'alto.

La nuova mensa dell'altare fu consacrata dal Vicario Episcopale Mons. Enrico Assi il 17 febbraio 1973, con l'inclusione delle reliquie di S. Carlo, S. Fedele e S. Felice.

9) Il nuovo organo

Nel 1975 fu inaugurato il nuovo organo a canne, progettato dal M° don Vico Cazzaniga e costruito dalla ditta artigianale Corno Alessandro di Bernate-Arcore (Mi).

Collocato a sinistra dell'altare (guardando) in modo da collegare il presbiterio con la navata, secondo i nuovi orientamenti liturgici, il nuovo organo consta di n. 1706 canne, collegate in circa 24 registri reali e alcuni derivati; ed elettrocomandate da 2 manuali e pedaliera, così distribuite:

I° manuale con 903 canne (Principale 8, Ottava 4, Decimaquinta 2, Ripieno 6 file, Flauto 8, Flauto 4, Sesquialtera 2.2/3, Tromba 8, Voce umana 8).

2° manuale con 659 canne (ottava 4, Decimaquinta 2, Decimino 1.1/3, vigesimaseconda 1, Bordone 8, Flauto cuspide 4, Nazardo 2.2/3, Decimino 1.3/5, Viola 8, Celeste 8, Oboe 8).

Pedaliera con 144 canne (Contrabbasso 16, Basso 8, Subbasso 16, Flauto 4, Flauto 2, Clarone 8, Clarone 4, Oboe 8).

Inoltre n. 13 campane tubolari; centralina elettrica con 4 combinazioni aggiustabili, 12 accoppiamenti, diversi pedaletti e pistoncini per combinazioni e comandi vari.

10) Sistemazione e destinazione del sagrato

Nel 1977 il progetto fu affidato all'arch. Banfi don Gaetano, il quale prese in considerazione quello originale del Cabiati del 1925, senza poterlo realizzare alla lettera: ciò infatti avrebbe richiesto un ampio piazzale antistante, ormai impossibile per la vicinanza della strada. Ne conservò invece lo schema a gradoni che permette una zona di rispetto (anche se ridotta) davanti alla chiesa stessa, senza impedire, anzi facilitando, il senso rotatorio delle auto di transito.

E siamo alla causa civile riguardante il Sagrato (1976-80). Tutto è cominciato la domenica 18 maggio 1975, quando il parroco sottoscritto tentò di impedire l'abuso di parcheggio sul sagrato da parte di estranei: quel pomeriggio infatti era in programma la Celebrazione dei Battesimi, Cresime, Prime Comunioni e professioni di Fede, con l'intervento dei Vescovo. Da quel giorno, per difendere l'indipendenza e la finalità religiosa del sagrato, la Parrocchia intraprese un'azione di vigilanza crescente, che culminò nella collocazione di catenelle protettive, a settembre 1979.

Fu allora che i proprietari e i gestori della trattoria "Pasqualino", in data 4.11.1977, fecero ricorso alla Pretura del Tribunale di Lecco contro il sottoscritto parroco don Luigi Casiraghi, per ottenere che il sagrato della chiesa fosse dichiarato un bene di uso pubblico e quindi utilizzabile come parcheggio della trattoria stessa.

La Curia Arcivescovile autorizzò il sottoscritto ad affrontare la causa civile. La quale, il 5.12.1979, sfociò in una sentenza di primo grado favorevole ai ricorrenti, perché "di fronte al loro esercizio esiste una vasta area, al centro della quale sorge la chiesa parrocchiale... "! Ma, l'ulteriore autorizzazione della Curia a procedere in appello, consentì il ribaltamento della situazione. Infatti l'11.11.1980 il tribunale di Lecco emise la sentenza di secondo grado (rimasta definitiva), favorevole alla Parrocchia.

Tale sentenza afferma che i sagrati rientrano nella categoria degli "edifici destinati all'esercizio pubblico del culto cattolico"(C.C. art. 831).

Quindi il sagrato è "un bene ecclesiastico non soggetto a servitù di uso pubblico".

Di conseguenza: "utilizzare il sagrato a fine di parcheggio pubblico, indubbiamente lo sottrae alla sua tipica destinazione".

11) Le vetrate

Il progetto delle vetrate artistiche risale al 1983, nel 50° anniversario di consacrazione della chiesa.

Si incominciò con le due dell'abside. Istoriate a colori, in pannelli di vetro doppio, con intercapedine, soffiati a mano, con intelaiatura di alluminio, protetti all'esterno con vetrata antisfondamento. Superficie totale delle due vetrate: mq. 8 circa.

Disegno originale del pittore Ennio Poli di Verona, che ne curò la realizzazione e la messa in opera. Consulenza artistica e tecnica dell'arch. Banfi don Gaetano.

Soggetto: L'Eucaristia, ragion d'essere di tutte le chiese cattoliche (il tema del Patrono era già ampiamente presente con gli affreschi del Cortellezzi). E dell'Eucaristia si son voluti evidenziare i due aspetti di "Sacrificio e Cena". L'Eucaristia infatti è il Sacrificio di Cristo, che si attualizza sotto il segno della Cena Pasquale. Sono stati raffigurati con due episodi biblici, uno dell'Antico Testamento e uno del Nuovo: il Sacrificio di Isacco (figura profetica dei Sacrificio di Cristo) e i due discepoli di Emmaus, a cui Gesù Risorto si rivela nello "spezzare del pane".

Nel 1986 fu collocata la vetrata centrale sopra la porta di ingresso. Disegno dell'arch. don Gaetano Banfi e realizzazione della ditta Poli. Soggetto: la Visitazione - "L'anima mia magnifica il signore" (Lc. 1,46) - Maria SS. che "raggiunge un villaggio nella parte montagnosa della Giudea" (Lc. 1,39): ambientazione evocata dall'artista con il profilo della nostra chiesa parrocchiale ai piedi della vetrata a sinistra e il profilo del Santuario in alto a destra.

Negli anni 1988-90 furono completate le vetrate sopra tutto il cornicione, con la continuità dei temi biblici di "Sacrificio" e di "Cena", nel modo seguente: Lato destro entrando, partendo dall'abside verso la navata:

1 - finestra abside: il Sacrificio di Isacco.

2 - lunotto a trittico sopra l'altare: a) l'angelo segna con il sangue gli stipiti, b) consumazione dell'Agnello, c) raccolta della manna.

3 - I finestra: Mosè apre le acque del Mar Rosso.

4 - II finestra: Mosè con le tavole della Legge.

5 - III finestra: Davide danza attorno all'arca.

6 finestra centrale sopra la porta: la Visitazione.

Lato sinistro entrando, partendo dalla navata verso l'abside:

1 - I finestra: adorazione dei Magi.

2 - II finestra: Nozze di Cana.

3 - III finestra: discorso della montagna.

4 - lunotto a trittico sopra l'altare: a) Gesù nell'orto degli ulivi, b) Crocifissione, c) Deposizione.

5 - finestra abside: Cena di Emmaus.

In tutto sono 11 vetrate, con tema biblico catechistico unitario, di capitale importanza e di facile comprensione: l'alleanza tra Dio e gli uomini, attraverso il sacrificio e la Cena.

12) Quadreria

Nella chiesa parrocchiale attualmente sono appesi n. 27 quadri. Tutti restaurati (gli ultimi negli anni 1995- 2000).

1. Decapitazione del Battista: foto in color seppia dell'originale di B. Campi - 1554 custodito nel Museo diocesano.

2. Cristo in pietà, olio su tela sec. XVI.

3. Cristo in pietà tra la Vergine e S. Giovanni, olio su tavola sec. XVI.

4. Crocifissione con S. Carlo, olio su tela sec. XVII.

5. S. Apostoli, olio su tela sec. XVII.

6. S. Antonio da Padova con Gesù Bambino, olio su tela sec. XVIII.

7. S. Giuseppe, olio su tela.

8. Madonna con Bambino, s. Giuseppe e angeli musicanti, olio su tela sec. XVI/XVII.

9. Sacra Famiglia con S. Anna, olio su tela sec. XVI.

10. Madonna dei Carmelo, olio su tela sec. XVII/XVIII.

11. S. Anna.

12. Gesù appare a S. Teresa d'Avila; olio su tela sec. XVII.

13. S. Teresa del Bambin Gesù.

14-27. Via Crucis: 14 quadri in stampa francese a colori, sec. XVIII.

 

DLC

Return